Foto: Spring Place, New York - Bluarch
I vestiti che preferisco sono quelli che io invento per una vita che non esiste ancora, il mondo di domani
Pierre Cardin
Nel celebre aforisma dello stilista italo-francese vi è tutto ciò che riguarda il lavoro di chi crea, con estro e capacità tecniche, prodotti e servizi per i propri clienti.
Questo tema riguarda molte figure coinvolte nell’hopistality, primi gli chef, ma non ultimi gli architetti, che confezionano i design per ristoratori e proprietari di locali.
Proprio gli architetti lavorano confrontandosi con il paradosso più scomodo, ossia ideare degli ambienti dal carattere contemporaneo ed attuale, anche alla moda, con un occhio attento a considerare che l’interior design di un locale non può essere rivisto di anno in anno.
Quindi, come evita un proprietario di impegnare risorse nel ristrutturare un locale per poi ritrovarlo con desueto dopo pochi anni?
Non esistono ricette certe per mettersi al riparo da queste eventualità, i design divenuti iconici, quelli che riescono a comunicare il proprio spirito indipendentemente dal tempo, sono rari e naturalmente unici.
Gli architetti, quando si tratta di gusto, non lavorano con una scala misurabile in termini finiti, si muovono nell’impalpabilità delle sensazioni, nelle ispirazioni.
Ispirazione, è ciò che va ricercato in un professionista, sia esso lo chef, il sommelier o l’architetto. Da questo si parte per costruire lo stile, che non ha solo il sapore del giorno come la moda, ma scolpisce il carattere di un luogo e di come gli uomini lo abitano.
Per questa e molte altre ragioni il concept design di un ristorante o di un locale di successo non può che partire dalle ispirazioni dell’architetto intrecciate con le aspirazioni del proprietario, non è qualcosa che può essere prodotto “in serie”, perchè questo presuppone la compressione del momento creativo, che è oneroso, ma ineludibile.
Nel hospitality interior design i rischi derivanti dal prendere sottogamba la progettazione del proprio locale si intensificano. Nell’architettura il costruito viene per forza di cose a contatto con la città, o l’ambiente circostante, che la assorbe gradualmente, creando una patina che lentamente rende tutto omogeneo.
Un locale può essere, e volte deve essere, distonico con l’ambiente esterno. L’armonia alla quale non può sottrarsi è quella con le sensazioni di chi lo vive, i clienti, che devono trovarsi a proprio agio sia che ricerchino relax piuttosto che essere elettrizzati.Diversamente, si corre il rischio di vivere il tempo di una hit estiva.
Dunque si ritorna all’aforisma iniziale, dobbiamo creare per una vita che non esiste ancora, ovvero sforzarci di vedere ed andare oltre.
Questo è stile: colori, finiture e forme ne sono manifestazioni. Lo stile ci rende piccoli centri gravitazionali, ad esso dobbiamo tendere.